Addio al piombo nelle cartucce da caccia, che sarà sostituito entro il 2017 da altre leghe meno dannose per la salute dell’uomo. Il nuovo corso sarà valido anche per l’Italia. Lo stop è arrivato settimana scorsa dal summit delle Nazioni Unite a Quito, in Ecuador, e più precisamente durante l’11° meeting della Convenzione sulle specie migratorie. Della svolta, spiega al Corriere della Sera Danilo Selvaggi direttore della Lipu, ne beneficeranno tutti quanti. L’associazione attiva nella protezione degli animali, infatti, ricorda come in moltissimi prodotti sia oggi vietato il piombo, che potrebbe causare avvelenamento anche all’uomo.
“Il divieto – sottolinea Selvaggi – vale ad esempio per vernici, carburanti, giocattoli e proprio perché si tratta di una metallo tossico. Ma non vale per la caccia. Adesso però, entro il 2017, anche il settore armiero italiano, e non solo, dovrà adattarsi e prevedere leghe non tossiche nelle munizioni dei cacciatori. Tutti gli studi scientifici dimostrano quanto il piombo sia pericoloso, per questo è stato già vietato nelle zone umide per evitare la contaminazione delle acque. Ma altrettanto tossico è in tutti gli altri casi: pensiamo alla quantità di pallini sparati da 800-900 mila persone che in Italia, ogni anno e per circa quattro mesi, vanno a caccia. Pensiamo ai resti degli animali impallinati lasciati sul luogo, come ad esempio accade nella caccia al cinghiale dove gli animali vengono eviscerati, e le quantità di piombo che altri animali ingeriscono. Una catena mortale che arriva fino all’uomo”.
Lo stop al piombo nelle cartucce da caccia è, tra le decisioni prese, senz’altro quella che più incide dritto per dritto sui comuni cittadini. A Quito, però, ne sono state varate diverse altre, riguardanti ancora la fauna dei cieli e pure quella degli oceani. Al meeting, infatti, si è detto basta anche all’antinfiammatorio diclofenac, considerato un farmaco killer per gli avvoltoi e i rapaci, e pure alla cattura di orche, delfini e balene da destinare ai parchi acquatici. Alle nuove regole, sempre che siano rispettate, dovranno sottostare tutti i Paesi firmatari della Convenzione sulle specie migratorie, altrimenti detta Convenzione di Bonn, in vigore dal 1983. L’Italia, per l’appunto, è tra questi.
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