Caccia Sì. Procedure d’infrazione, no grazie!
Mentre l’Italia e i cittadini hanno la priorità di uscire dalla crisi, una parte della classe politica ha dedicato le sue attenzioni per abolire quanto negli altri Paesi europei è scontato che esista: la caccia con i richiami vivi
La ragionevolezza e gli “argomenti” portati con “dovizia” di supporti tecnico-scientifici dalle Associazioni Venatorie nazionali riconosciute (Federcaccia, Enalcaccia, Arci Caccia, Liberacaccia, ANUUMigratoristi) alle Forze Politiche e al Governo pochi giorni fa in occasione della discussione alla Camera dei Deputati della Comunitaria, hanno permesso di respingere un “attacco letale” a tradizioni di caccia italiane ed europee riconosciute ad alcune specie di avifauna migratoria. Attività legali in tutti gli altri Paesi sono state oggetto di strumentali azioni di “inefficace caccia al voto” di politici attenti a sopravvivere.
Le Associazioni Venatorie, forti del farsi portatrici degli interessi generali dei cittadini italiani, hanno rappresentato in quella occasione al Governo e al Parlamento proposte utili a tutelare culture e tradizioni e anche a disinnescare la “procedura d’infrazione” avviata in materia dall’Europa anche attraverso “pressioni” indebite per andare oltre a quanto previsto nella Direttiva solo per rispondere a richieste faziose e pretestuose di alcune frange animaliste da sempre impegnate a denigrare l’Italia.
Purtroppo, quanto approvato dal Parlamento con la “Comunitaria bis” con ampio voto di maggioranza, non ha trovato accoglienza né piena corrispondenza nel Decreto Legge n. 91 del 24 giugno che ha, per alcuni aspetti, non certo risolto la questione, ma anzi creato confusione e incertezza sul tema dei limiti alla detenzione di richiami vivi, entrando in contrasto con la stessa Direttiva alla quale voleva dare una risposta. Conseguenza questa della mancanza di conforto derivante da tutti gli elementi di buon senso sempre necessari quando si vuole un’applicazione fattiva di una normativa.
Il Decreto pubblicato in Gazzetta è Legge e il Ministero dovrebbe dare chiarimenti immediati per evitare che nelle prossime ore la sua applicazione produca interpretazioni lesive degli interessi di quanti ospitano, legittimamente e regolarmente denunciati, richiami vivi nelle proprie abitazioni, mettendo a rischio l’esistenza di questi animali che, di certo, non sono in condizione di vivere senza l’intervento dell’uomo che li alleva e li cura.
Le Associazioni Venatorie invitano fin d’ora i Gruppi Parlamentari che nei prossimi giorni accompagneranno “l’iter di conversione” del Decreto Legge a porre in essere i necessari correttivi che consentano la detenzione e l’allevamento, superando i limiti immotivati richiamati nel Decreto.
A tal fine promuoveranno le più opportune iniziative di sensibilizzazione e ogni azione utile a tutelare una forma di caccia tradizionale ingiustamente e ripetutamente fatta oggetto di attacchi immotivati e pretestuosi, fornendo al legislatore ogni più ampia e completa documentazione, coinvolgendo ove necessario anche gli organi preposti a livello europeo, a sostegno di una diversa e non penalizzante soluzione del problema richiami.
Roma, 27 giugno 2014
Federcaccia, Enalcaccia, Arci Caccia, Liberacaccia, ANUUMigratoristi